Giovedì 6 novembre presso il Circolo Arci di Suno si è svolto un interessante dibattito sulla “riforma” della scuola organizzato dalla locale sezione del Partito Democratico.
Sono intervenuti i relatori Nicola Fonzo, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Invorio, Anna Maria Poletti, insegnante alla scuola primaria dell’Istituto Comprensivo di Gattico e Paola Turchelli, assessore provinciale all’istruzione.
Il prof. Fonzo ha incentrato il proprio intervento sulle norme legislative che regoleranno, o che dovrebbero regolare, il funzionamento della scuola nei prossimi anni in tutti i suoi ordini: infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado.
Anna Maria Poletti si è soffermata in particolare sugli effetti che questi provvedimenti avranno sulla scuola primaria mentre l’assessore all’istruzione Turchelli ha concluso gli interventi mettendo in rilievo il fatto che, al di là di qualsiasi convincimento politico, l’aspetto più preoccupante che appare evidente è l’impoverimento della scuola pubblica nel suo insieme. Sono previsti, infatti, tagli per otto miliardi di euro nei prossimi tre anni; la riduzione del personale docente di 87.000 unità e di 45.000 unità di personale A.T.A (amministrativi, tecnici, e ausiliari); la soppressione delle scuole con meno di 50 alunni, il che significa che oltre 800 comuni rimarranno senza scuola (l’attuazione di questa norma, inserita nel decreto legge n° 154, è stata rinviata al 2010).
L’aspetto che appare più incomprensibile è che i tagli colpiscono in maniera indiscriminata tutti i gradi dell’istruzione, soprattutto quello dell’istruzione primaria che, a detta anche dei maggiori istituti di valutazione dei sistemi educativi europei, è, in assoluto, tra i migliori al mondo. Lo stesso ministro Tremonti ha affermato di recente “Abbiamo un’ottima scuola primaria, ma è un lusso che non possiamo più permetterci”, il che la dice lunga sugli intendimenti dell’attuale governo.
L’unico risultato certo che otterrà questa “riforma” è quello di svilire l’istruzione pubblica a tal punto da essere destinata alla fascia più debole della popolazione, mentre chi ha le possibilità economiche si indirizzerà al sistema dell’istruzione privata, che avrà un peso sempre maggiore nel sistema educativo nazionale. Un’altro passo evidente che si va in questa direzione è il disegno di legge presentato dal sottosegretario all’istruzione che prevede la trasformazione delle istituzioni scolastiche in fondazioni. Le scuole potranno ricevere aiuti economici da parte dei privati e gli attuali consigli di istituto verranno sostituiti da consigli di amministrazione cui sarebbero conferiti più poteri decisionali.
E’ vero che in un periodo di crisi economica qual è quello attuale bisogna cercare di risparmiare, razionalizzando i servizi ed eliminando gli sprechi a tutti i livelli, ma non è certo tagliando in questo modo i fondi destinati alla scuola che si salva il bilancio dello stato, tanto più che per altri settori, vedi salvataggio Alitalia e grandi banche, sono stati concessi enormi capitali e agevolazioni di ogni genere senza troppe discussioni.
Contro i provvedimenti emanati dal governo, larga parte di studenti e docenti si è mossa, scendendo in piazza, organizzando dibattiti e manifestazioni di tutti i tipi. Far credere all’opinione pubblica, come sta facendo il ministro dell’istruzione, che tutte queste persone sono spinte ad agire per ragioni esclusivamente politiche è falso. E’ solo una giustificazione meschina per poter andare avanti per la propria strada, senza dare neanche la possibilità di un confronto serio con l’opposizione sui contenuti di questa “riforma”.
E’ auspicabile che tutti i cittadini, non solo gli addetti ai lavori, al di là degli aspetti più appariscenti, maestro unico, obbligo del grembiulino alle elementari, ripristino dei voti in decimi anche nella scuola primaria, voto di condotta “pesante”, si rendano conto della reale portata dei provvedimenti presi e del pericolo a cui si va incontro perché, comunque, direttamente o indirettamente, toccherà tutte le famiglie del nostro paese.